di Calogero Sportato

la prima parte di questo articolo relativo al liuto lungo si trova qui

la seconda parte relativa al colascione potete trovarla qui

la terza parte dell’articolo relativa al liuto corto e al liuto arabo si trova qui.

Il nostro percorso evolutivo prosegue e con l’aggiunta delle corde gravi accordate a distanza di tono, il Liuto si appresta sempre più a svolgere anche un ruolo di accompagnamento, sia della voce che di altri strumenti solistici, fino alla nascita dell’arciliuto. 

 

L’arciliuto  era  accordato come il Liuto di primo rinascimento ma vedeva l’ampliamento della cassa e l’aggiunta di bordoni (singoli), accordati a distanza di tono, tesi su una tratta (prolungamento del manico) lunga in alcuni modelli anche un metro, fino a raggiungere il numero complessivo di 14 cori. L’arciliuto veniva così utilizzato per realizzare il basso continuo, prassi esecutiva in voga alla fine del 500’ che getterà le basi per l’arrivo dell’opera.

Un altra variante di Liuti si diffuse in Europa del nord, Francia e Germania nel XVII° sec., i cosiddetti Liuto attiorbati o Liuto in re –, presentavano l’aggiunta di un piccolo cavigliere che sosteneva fino a quattro cori, i più gravi, ed aveva un totale di 13 cori. Per questo strumento composero autori come Weiss e J. S. Bach. Veniva maggiormente utilizzato nell’esecuzione di brani solistici o in duo e trio con altri strumenti, e raramente realizzava il basso continuo. Un’altra importante invenzione italiana fu il chitarrone, detto anche tiorba. Nacque dal­l’idea di rinforzare il suono del liuto parten­do da un corpo più grande e accordandone le coppie inferiori più alte: in tal modo si produceva una sonorità più ampia attraverso corde lunghe e sottili. Le due coppie supe­riori non poterono essere alzate ma vennero mantenute un’ottava sotto le corrispondenti corde del liuto. La differente accordatura portava dei vantaggi al suono degli accordi, che risultavano cosi più compatti senza la necessità di dover cambiare le diteggiature della mano sinistra. E quando il chitarrone veniva utilizzato come accompa­gnamento, non arrivava a coprire il suono della voce. In effetti il suo utilizzo si intensi­fico con l’avvento della monodia accompa­gnata e dell’opera in musica, e molte pubbli­cazioni italiane di musica vocale della prima meta del XVII secolo lo indicano come lo strumento migliore per la realizzazione del basso. Il chitarrone accolse anch’esso un secondo cavigliere, e diversi strumenti a noi pervenu­ti dispongono di corde lunghe fino a 99 centimetri e diapason di oltre 180 centimetri, testimoniandone cosi l’origine nel liuto basso. Normalmente esso aveva, come l’ar­ciliuto, quattordici coppie di corde, ma vir­tuosi come Giovanni Girolamo Kapsperger pubblicarono musiche per chitarrone a diciannove cori. L’estensione di questi stru­menti non era maggiore di quella dei chitar­roni con meno corde, ma essi disponevano di un maggior numero di note cromatiche nel basso.

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