Occhi vaghi e leggiadri – donazione

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Descrizione

Occhi vaghi e leggiadri
insalada musicale di ostinati, danze, fantasie et altro, per viola da gamba, arciliuto, chitarra alla spagnola e voce

Daniele Cernuto viole da gamba e voce
Calogero Sportato tiorba, arciliuto e chitarra alla spagnola

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Questo CD è il frutto di ricerca sulle fonti originali: trattati, musiche, stampe, manoscritti e cronache dell’epoca. Abbiamo approfondito il repertorio di un periodo forse tra i più ricchi, vari e floridi della musica italiana: quello che va dalla fine del Cinquecento al primo Seicento. La nostra attenzione è stata rivolta alla musica vocale e le sue potenzialità espressive, e a quella strumentale che andava emancipandosi come genere autonomo.

Molti i compositori che lavorano in un momento storico così ricco di fermenti artistici, i quali riscoprono la forza espressiva del canto monodico ispirato alla presunta usanza degli attori classici di “recitar cantando”.

Ed è proprio il peso e l’importanza che si da alla forma del “recitar cantando”, alla valorizzazione del testo poetico attraverso la gestualità, che porta lentamente, nella coeva opera lirica, benché agli inizi e in via di sperimentazioni continua, a guadagnarsi immensi favori e consensi in tutta Italia.

Il nostro percorso esecutivo vuole rispecchiare nella forma l’idea stessa dell’opera alternando arie vocali a brani strumentali di autori famosi come G. Kapsberger, D. Ortiz, G. Frescobaldi, T. Hume, che hanno valorizzato strumenti come la tiorba, la chitarra barocca, la viola da gamba, il clavicembalo e non ultima la voce.

I testi ripercorrono i diverse aspetti dell’amore attraverso le allegorie tipiche del tempo. E allora la bocca è la porta del riso fatta di rose che custodiscono grandi tesori che difficilmente si schiuderanno per baciare l’amato. Gli occhi sono lumi che lanciano lampi di luce e le lacrime sono paragonate a fontane e fiumi. Questo è il canto dell’amore e della bellezza inafferrabile della propria amata, la cui dura sorte fa cadere il nostro amante in sventura. Proprio Orfeo canta e prega i Numi infernali affinché, da vedovo amante, possa riportare la sua cara consorte dagli Inferi. Amori che partono via, lontano e che fanno morire la speranza. Con la lontananza vedono avvicinarsi la morte come unica soluzione di sollievo, dopo una distruzione come neve al sole.

Ed ecco che ai madrigali sono intercalati, nella stessa struggente atmosfera, brani strumentali che ne ricalcano gli affetti appena narrati, è così per le altre allegorie, con altri autori che ne descrivono musicalmente, diversi stati d’animo nei quali ognuno potrà riconoscersi.

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