ROCOCÒ E CLASSICISMO
La trionfale ascesa delle scienze naturali nel secolo XVIII produsse un completo mutamento nella prospettiva generale dell’uomo e nella sua concezione dell’Universo. La passata accettazione, priva di critica, delle dottrine tramandate dagli scrittori dell’Antichità era stata sostituita dall’osservazione empirica che già nei secoli precedenti aveva condotto alle scoperte rivoluzionarie di Galileo, Newton e Keplero. Ben presto, i metodi scientifici non si limitarono più al dominio delle scienze naturali. Tutte le manifestazioni della vita vennero assoggettate al controllo della «Ragione». Superstizione e bigotteria furono smascherate senza pietà, in tutti i campi della vita ci sì “sbarazzò allégramente dei «pregiudizi antiquati». Con metodo, lo spirito dell’Illuminismo corrose i pilastri della fede cristia­na. Le Muse furono, a loro volta, sollecitate a sottomet­tersi alla tirannide della Ragione.
La tendenza verso il naturalismo si può già osser­vare nello stile Rococò, che si sprigiona dal secondo quarto del secolo XVIII. Pastori e pastorelle vennero di moda, sia nella poesia che nella pittura, perché mostravano l’appa­rente semplicità, l’eleganza e l’impudica gaiezza che l’età del Rococò adorava. Nella musica, questo spirito produsse il cosiddetto «stile galante». Le complessità dell’arte contrappuntistica barocca furono ripudiate come contrarie alla Ragione, e lo stile monodico divenne il grido del giorno. «L’orecchio» spiegava il Mattheson «spesso trae maggior soddisfazione da una sola voce ben disciplinata che espone una melodia ben tagliata in tutta la sua libertà naturale, che da ventiquattro parti simultanee le quali, per prender tutte la loro parte nella melodia, la sforzano fino a renderla incomprensibile.» Quanto al contenuto emotivo, si può prendere come tipico lo scopo professato dal compositore di canzoni Valentin Corner: «Scrivere melodie attraenti piacevoli, facete, aggraziate, affascinanti e allegre». Non bisogna dimenticare che il nuovo stile Rococò della musica cominciò a svilupparsi proprio mentre la composizione barocca raggiungeva il suo culmine con Sebastian Bach e Handel.
D’altra parte, i dogmi del nuovo stile non restarono senza avversari, anche nella generazione più giovane. Il filosofo inglese Edward Young e il tedesco J. Georg Hamann dimostrarono che le creazioni del genio non dipen­dono dalla speculazione teorica e dal ragionamento, ma da un’ispirazione divina. Nella musica, il fragile e leggero idioma artistico che aveva conquistato l’Europa Meridio­nale e Occidentale fu sostituito, specialmente nella Germania Settentrionale, da un linguaggio musicale più solido, in cui si dava peso al valore espressivo e alla sensibilità (Empfindsamkeit). «Compito della musica», dichiarava Daniel Webb nelle sue Osservazioni sulla corrispondenza tra Poesia e Musica, è di « esprimere le passioni così come esse sgorgano dall’anima». E Philipp Emanuel Bach spro­nava gli allievi con l’assioma: «Un musicista non può com­muovere gli altri, se non quando è egli stesso commosso».
Anche prima che Vewmpfindsamkeit raggiungesse il suo estremo nello «Sturm und Drang» dei primi anni Settanta, movimento cui la maggior parte dei grandi spi­riti del tempo offrì importanti contributi, si cominciò a intravedere una fusione delle due principali sorgenti della musica Rococò: lo stile galante e la Empfindsamkeit si combinarono in un nuovo linguaggio di acerbo classicismo, allegro e leggero, ma anche tenero e di sentimento profondo: un linguaggio che rappresentava un delicato equilibrio di forma e contenuto, delle voci del cuore con quelle dell’intelletto. I primi tentativi per una fusione di questi elementi dall’apparenza contraddittoria cominciarono a compiersi fin dal 1760, dieci anni prima che lo stile clas­sico cominciasse ad esprimere i suoi frutti maturi con i quartetti e le sinfonie del quarantenne Haydn. La perfezione sarà raggiunta con la pienezza creativa di Haydn e di Mozart.
È questa una evoluzione che si può osservare nelle più diverse manifestazioni artistiche e spirituali del tempo. L’opera dei Bach fu influenzata da queste tendenze in mutamento, nello stesso tempo in cui contribuì grande­mente a foggiare le nuove forme cui il mutamento tendeva.

Da:I Bach di Karl Geiringer, storia di una dinastia, Rusconi

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